La solitudine di un professore americano di scienze, rinchiuso nel suo appartamento a Roma pieno di ritratti di famiglia, viene sconvolta dall’arrivo di una marchesa e la figlia, insieme ai relativi compagni, trasferitesi al piano superiore. Il penultimo film di Luchino Visconti, qui nella versione restaurata integralmente grazie a Fendi, Minerva Pictures e Rarovideo, ci riconsegna oggi, come ieri, un quadro sofisticato, quasi un testamento spirituale, scandendo lampi di vita e morte, ma pieno di dettagli, estetica, suggestioni e richiami d’atmosfera.
Alex Honnold è una leggenda nel mondo del free-climbing, l’alpinismo senza attrezzatura di sicurezza. Ad alta quota, qualsiasi piccolo errore può essere fatale. All’età di 30 anni, Alex si prepara ad affrontare la sua sfida più grande. Un puro thriller e il resoconto di un’impresa incredibilmente impressionante e folle, premio Oscar 2019 come Miglior Documentario.
L’acclamato attore e regista inglese Andy Serkis reinventa il popolare romanzo di Rudyard Kipling su un bambino diviso tra due mondi, da una parte la giungla, dall’altra la realtà civilizzata. Nella panoramica di una evoluzione emotiva continua, Mowgli diventa leggenda, cercando di scoprire quale sia la sua vera identità.
Anthropocene è il completamento, dopo Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013), di una trilogia di documentari sull’impatto delle attività umane sul nostro pianeta. Un viaggio in sei continenti, narrato dalla voce di Alicia Vikander, per accostare i diversi modi nei quali l’uomo sta sfruttando le risorse terrestri e modificando la Terra come mai prima. La tesi dell’Anthropocene Working Group, che ha avviato i suoi studi nel 2009, è che gli ultimi 10.000 anni costituiscano un’era geologica vera e propria.
Un ufficiale dell’esercito americano ha il compito di uccidere un colonnello disertore delle Forze speciali. Nel quarantesimo compleanno, la pellicola per eccellenza incentrata sulla guerra in Vietnam torna nell’ultima versione restaurata, “quella migliore,” a detta dello stesso regista. Un capolavoro assoluto (vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes e Premio Oscar alla fotografia per Vittorio Storaro) di nuovo protagonista sul grande schermo nel narrare il confine tra bene e male, tra follia e lucidità.
Il suono genera luci e colori, dipinge scenari ed emozioni, accompagnando gli ascoltatori nella loro immaginazione più profonda. Esperienza di ascolto meditativa, guidata dal suono di gong e altri strumenti della tradizione sciamanica.
Dopo l’ingresso a FABRICA nel 1998, l’artista e filmmaker Carlos Casas (Barcellona, 1974) realizza opere a cavallo fra cinema, arti visive e musica. Attraverso fotografie, installazioni, film e progetti audio, Carlos Casas esplora ambienti geograficamente o socialmente estremi. END TRILOGY (CAVE) è una trilogia dedicata ai luoghi remoti del pianeta, un percorso nelle periferie più distanti dalla civilizzazione là dove persone e ambiente si fondono fra loro. ll primo capitolo – Aral. Fishing in an Invisible Sea – è lo straordinario racconto di vita di tre generazioni di pescatori che vivono sul Mare di Aral, mentre il secondo – Solitude at the End of the World – racconta i miti e le esperienze immaginarie associate alla Patagonia. La trilogia si conclude con un progetto sulla Siberia – Hunters Since The Beginning of Time. Ad accompagnare la trilogia di documentari, una ricerca effettuata attraverso una serie di “fieldwork” realizzati in Patagonia, Uzbekistan e Siberia, con materiali d’archivio o riprese con lenti movimenti di camera, basate su radiofrequenze che fungono da strumenti alternativi per catturare le stratificazioni invisibili dei luoghi.
Nato a Barcellona e attualmente con sede a Parigi, Carlos Casas è un artista visivo premiato a livello internazionale. Interessato alle contaminazione tra cinema, arte e antropologia, le sue opere sono esperienze audiovisive contemplative capaci di creare un legame tra lo spettatore e le persone e i luoghi che attentamente sono documentati.
Per generazioni, la famiglia di Pema, sedici anni, ha coltivato in pace i campi di orzo che crescono sulle montagne del Tibet cinese. Dopo l’imprigionamento del padre da parte delle autorità cinesi, Pema deve decidere se continuare a supportare la sua famiglia o unirsi a un gruppo di monache buddiste e fuggire in India verso la libertà.
1998. Mentre infuria la Seconda Guerra del Congo, Xavier, sergente ruandese, e Faustin, un contadino arruolato a forza, perdono contatto con il loro battaglione lungo il confine tra Ruanda e Congo. Sperando di raggiungere i commilitoni, e nel tentativo di evitare gli squadroni congolesi che pattugliano le strade, i due decidono di inoltrarsi nella giungla. Sopravvivere in quest’ambiente aspro e selvaggio non sarà semplice.
In un remoto villaggio kazako vive una famiglia in cui vi sono cinque fratelli maschi. Il più grande, Aslan, fa le veci del padre: è responsabile di tutto il lavoro da fare e assegna i compiti ai più giovani. Un giorno li porta al fiume: è un momento di felicità, perché il fiume è abbastanza profondo da poterci nuotare. Da allora la vita cambia, mentre il fiume assume un ruolo centrale nelle loro vite.
Dopo alcune bizzarre coincidenze, Lukas, interprete per una missione militare, che lavora per l’OSCE, si ritrova perso nella città meridionale di Beryslaw, nel sud dell’Ucraina, confrontandosi con un universo totalmente nuovo e mai immaginato. Sarà l’inizio invece di un viaggio pieno di (dis)avventure e consapevolezza.
Le origini del narcotraffico colombiano attraverso la storia epica di una famiglia indigena wayuu, con a capo una donna, Ursula, coinvolta nel boom anni ’70 del commercio di marijuana. Avidità, passione e onore si scontrano in una guerra fratricida che metterà in gioco le loro vite, culture e le ancestrali tradizioni.
In un villaggio sulle rive del mare, un giovane pescatore trova un uomo ferito, a cui presta soccorso e con cui sviluppa un legame tacito. Forse muto o forse traumatizzato da un dolore lontano, Thongchai si lega profondamente al pescatore che un giorno prende il mare e non fa più ritorno. Rimasto solo, Thongchai assume progressivamente la vita del pescatore. Ma il mare restituisce sempre.
Un ex-soldato australiano ritorna in Afghanistan per trovare la famiglia di un civile che ha accidentalmente ucciso durante la guerra. Cercando il perdono, mette la sua vita nelle mani del Jirga, una tradizionale autorità costituita dagli anziani del villaggio, la cui decisione è vincolante per tutti membri della tribù pashtun. Jirga cerca di contrastare gli stereotipi del terrorismo islamico per mostrare il vero costo umano del conflitto, tentando di offrire una visione differente di una terra e di un popolo devastati dalla guerra.
Durante l’estate del 1990 in Cile, dopo la caduta del regime di Pinochet, un piccolo gruppo di famiglie vive in una comunità isolata sotto le Ande. In una natura incontaminata, seguiamo i turbamenti che scuotono tre ragazzi. Con questo film Dominga Sotomayor esplora il disagio relazionale tra le generazioni e le classi, cattura la saggezza dei bambini e la follia degli adulti, svelando quella malinconia che crescere porta sempre con sé.
Negli anni la Cineteca di Bologna ha ritrovato e restaurato un buon numero di “piccoli film” che documentano l’Italia di oltre un secolo fa. Altre cineteche, italiane e straniere, hanno parallelamente reso possibili altri ritrovamenti e restauri. Queste opere riportate alla luce tracciano una mappa esaustiva del territorio italiano nei primi anni del Novecento. Dal sud al nord Italia, dalla Sicilia al Trentino, questi film ci restituiscono i luoghi, le tradizioni e i modi di vita del tempo passato.
Nel 1954 Vittorio De Seta gira sei documentari in Sicilia. Fortemente innovativi, sono subito riconosciuti a livello internazionale. “Isole di fuoco” riceve il primo premio per il documentario del Festival di Cannes. L’anno seguente è “Contadini del mare” vince al Festival di Mannheim. Nel ’58 De Seta dirige altri quattro cortometraggi: in Sicilia (“Pescherecci”), in Sardegna (“Pastori di Orgosolo”; “Un giorno in Barbagia”), in Calabria (“I dimenticati”). Martin Scorsese, presentando i suoi film nel corso di un omaggio al Tribeca Film Festival, lo ha definito “un antropologo che si esprime con la voce di un poeta”.
Il giovanissimo Ermanno Olmi, assunto alla Edison, fonda la Sezione Cinema dell’azienda, alla quale, tra il 1954 e il 1958, verranno commissionati una serie di documentari industriali per illustrare imprese e grandi opere realizzate dalla azienda italiana, dalle dighe alle centrali idroelettriche. Cinque piccoli gioielli di cinema a colori e in bianco e nero che raccontano un mondo ancora in equilibrio tra civiltà contadina e civiltà industriale, appena prima di quel «mutamento antropologico» irreversibile che trasformerà il paese.
12 grandi registi italiani presentano 12 grandi città italiane in occasione della Coppa del Mondo di calcio. Ogni segmento del progetto rappresenta alla perfezione lo stile di ogni cineasta. I più classici documentari di Lizzani, Lattuada e Bolognini fanno da contrasto ai più sperimentali segmenti di Antonioni e Monicelli. I migliori episodi sono quelli diretti da Olmi, in cui viene mostrata Milano partendo dal movimento delle chiatte in avvicinamento sul naviglio, e quello di Lina Wertmüller, con una Bari di lavoratori accompagnati da ritmate musiche tradizionali.
Nel 1981 Luigi Ghirri telefona a Gianni Celati. Ha letto i suoi libri e vuole incontrarlo. Si propone di rappresentarlo facendo a meno degli stereotipi da cartoline “unte di colombi”. È invece nelle periferie urbane, nelle campagne, tra distributori di benzina e case abbandonate, che nasce la grande amicizia tra lo scrittore e il fotografo. Poco tempo dopo la scomparsa di Ghirri, Celati gli dedica questo documentario, sviluppato con il modo di guardare che Ghirri stesso ci ha suggerito con le sue fotografie: una visione ambientale che sia un modo affettivo di guardare alle cose. Amici e collaboratori sono stati invitati per raccontare lo spirito di Ghirri in alcuni luoghi che ha amato e fotografato.
Non sono molte le occasioni di vedere in Italia i film di Joris Ivens, uno dei maggiori e più controversi documentaristi della storia del cinema, nonostante i rapporti tra il cineasta olandese e il nostro paese siano stati intensi sin dalla fine della seconda guerra mondiale. “L’Italia non è un paese povero” è uno dei più tormentati lungometraggi di Ivens, intrinsecamente legato a dinamiche assai rappresentative dei costumi politici e culturali dell’Italia degli anni del boom economico.
Il film è un “documentario sul documentario” di Joris Ivens “L’Italia non è un paese povero”. I fratelli Taviani, Valentino Orsini, Tinto Brass, protagonisti dell’avventura italiana del maestro olandese, raccontano nel documentario di Stefano Missio le travagliate vicende di un film prima censurato e poi scomparso. Per la prima volta si racconta cosa successe dietro le quinte e come si salvò una copia positiva del film, grazie alla valigia diplomatica usata da Brass.
Luigi Di Gianni, una carriera iniziata negli anni Cinquanta, è uno dei più grandi documentaristi italiani. È autore di oltre sessanta documentari, a partire da “Magia lucana” che, nel 1958, si avvalse della consulenza scientifica del celebre antropologo Ernesto de Martino: e uno straordinario impatto antropologico marca tutti i film di Di Gianni, che esplorano l’intreccio tra ritualità pagana e cattolicesimo nell’Italia del Sud, la fatica e la dignità del lavoro, la fragilità dell’uomo soggiogato dalla forza degli eventi.
Gruppo di famiglia in un interno viene raccontato e analizzato dalla sua genesi alla sua vita, attraverso i collaboratori, cineasti e critici, nonché rari materiali di repertorio. Questo film, naturalmente viscontiano, ma curiosamente ambientato in epoca contemporanea, racchiude la visione del maestro alla fine della sua vita.
Realizzato a quarant’anni dalla morte di Visconti, il documentario indaga la vita del cineasta dal punto di vista della trasgressione che permea tutto la sua filmografia, attraverso temi centrali quali la famiglia, la sessualità, il proibito. Un ritratto sincero, al di fuori dei cliché, di un uomo che ha sempre ricercato la verità storica, sociale o più semplicemente umana.
Toccante ritratto del grande regista nel racconto dei suoi stretti collaboratori e le immagini inedite dell’archivio fotografico di Mario Tursi, il fotografo che lo ha seguito per tutta la vita. Aneddoti e etica di un uomo che fu maestro dentro e fuori dal set. Ogni testimone ci presenta la sua personale visione di Visconti, filtrando la sua luce emotiva attraverso la lente della propria esperienza umana e culturale.
Dopo un periodo di residenza in terra etnea passato a raccogliere suoni, immagini e segreti del vulcano patrimonio dell’umanità, Murcof, grande compositore messicano di musica elettronica, e il suo fidato collaboratore, il video artista spagnolo Manu Ros (insieme Life Observing Life), hanno realizzato un’esplorazione audiovisiva sul rapporto tra uomo e natura che va oltre la performance live e oltre l’installazione multimediale. È cinema insieme complesso e raffinato capace di esprimere la vibrante tensione e il timore reverenziale dell’Etna e dei suoi lunari e meravigliosi paesaggi.
The Pleasure Garden è una storia abbastanza convenzionale, come ammise lo stesso Hitchcock: “Un melodramma. Ma conteneva varie scene interessanti”. La tematica non doveva stargli troppo a cuore, ma seppe conferirle una dimensione in più: “The Pleasure Garden” è un saggio sul voyeurismo, la politica sessuale e il divario tra sogno romantico e cruda realtà. Particolarmente riuscita la parte centrale girata sul Lago di Como, con imperdibili scene dell’Isola Comacina, Sala e Ossuccio.
Avalanche è un’installazione immersiva, un’interazione audiovisiva di paesaggio, paesaggio sonoro e musica contemporanea che trasporta il pubblico a 4000 metri d’altezza, nel villaggio di Hichigh, sulla catena del Pamir, al confine tra Afghanistan e Tagikistan. Il film è una meditazione audiovisiva sul viaggio verso l’oblio delle tradizioni di un villaggio e sulla relazione spirituale tra paesaggio e uomo, una sovrapposizione di tradizioni e rituali all’interno della periferia del nostro mondo moderno. La proiezione è accompagnata da una performance dal vivo dello stesso Casas.
Il duo di compositori e sound designer Mothclub, Massimo Colombo e Emanuele Bardin, performerà dal vivo il documentario sperimentale “Every Land Has Its Own Resonance”. Il film è un ricamo di eventi senza trama, un’opera collettiva con il contributo di centinaia di persone. Un continuum di brevi istanti in cui l’uomo è osservatore attento del paesaggio in cui è immerso. Il materiale sonoro elettroacustico sarà l’elemento decisivo del processo narrativo contro una forma visiva imprevedibile.
Percorso di teatro immersivo per scoprire il profondo legame fra la villa, Luchino e le sue opere, dove riaffiora il suo vissuto profondo, svelando aspetti personali, culturali e artistici di uno dei più grandi registi del novecento. Lungo il percorso scopriremo il profondo legame fra la villa, Luchino e le sue opere, dove riaffiora il suo vissuto profondo, svelandone gli aspetti personali, culturali e artistici. Fulcro di questa retrospettiva sarà il film del 1974 “Gruppo di famiglia in un interno”.
Il Lago di Como dai Fratelli Lumière a Netflix è un progetto di mostra multimediale del Lake Como Film Festival. Il percorso, dal 1898 al 2018, la cui datazione è inscritta nei colori e nelle forme mutevoli dei frammenti filmici, sarà cronologico e tematico. Sette capitoli – L’Acqua, Le Ville, L’amore, Crimini e Delitti, I Paesi, La Frontiera, Lago di carta e celluloide – che parlano del Lago, dei suoi luoghi, delle sue vocazioni, come li ha mostrati il cinema. In mostra quasi un centinaio di titoli per intraprendere un viaggio geografico e cinematografico. Qui a Villa Erba un assaggio del percorso con film, doc e video montaggi.
Lo stato dell’arte del rapporto uomo paesaggio attraverso la forma breve: la nostra selezione di cortometraggi intende comporre un panorama il più vasto possibile per restituire l’immagine di un universo in continua evoluzione. Siamo sicuri che il cortometraggio sia figlio di un Dio minore? Non è forse il puntare l’obiettivo fotografico su un particolare, una lente d’ingrandimento centrata su un dettaglio, un viaggio breve che concentra le emozioni, senza sacrificarne l’intensità?
Quattro confessioni sul tema del silenzio portano lo spettatore ai confini della propria vita quotidiana in luoghi difficilmente raggiungibili in altro modo. Van è un manutentore di pozzi petroliferi in Texas, lavora nel deserto all’interno del più grande giacimento degli Stati Uniti. Danilo è il capo macchina di una nave cargo transoceanica, vive ogni giorno nel cuore dello scafo dove risiede un mastodontico motore.
Julius Horsthuis usa i frattali come pezzi di puzzle molto più grandi. Le sue esperienze VR sembrano incanalare mondi alieni, ma in realtà sono ispirate ai modelli stessi del nostro pianeta. “Tra l’organico e il geometrico accadono cose interessanti”, dice Horthius. Paesaggi frattali organici con strutture geometriche, paesaggi impossibilmente strutturati e altre superfici mostrano la fusione di terra e architettura.
Parigi, il TaJ Mahal, Venezia, il Vaticano: questi e molti altri monumenti hanno repliche disperse ovunque. Non solo semplici copie, ma specchi nei quali è riflessa una certa immagine del mondo. The Real Thing è un viaggio in una copia del nostro mondo. alla ricerca di cloni dell’architettura monumentale in Cina e in altri paesi del mondo, aree residenziali dove le persone vivono una vita quotidiana in luoghi che simulano altri luoghi.
La giovane Parvana sogna miti e leggende della tradizione afghana, ma la sua quotidianità è dominata dalla brutalità del regime talebano. Quando suo padre viene ingiustamente imprigionato, toccherà a lei, travestita da ragazzo, sostenere la sua famiglia. Una meravigliosa storia tutta al femminile che celebra la bellezza dell’Afghanistan e il potere della fantasia contro l’oppressione.
Un’avventura epica e splendidamente animata, ispirata al folklore cinese e ai film di Miyazaki. In un mondo fantastico parallelo al nostro, vive una comunità di creature mitiche, responsabili delle maree e delle stagioni. La giovane Chun, il giorno del suo sedicesimo compleanno, viene trasformata in un delfino rosso per sottoporsi a un rito di passaggio che la spingerà a entrare nel mondo degli esseri umani.
La tentazione di seguire un misterioso gatto all’interno del bosco è troppo forte per la piccola Mary, annoiata a morte in un’afosa giornata d’estate. Qui scoprirà un fiore luminescente e un manico di scopa che, animatosi per incanto, la trasporterà oltre le nuvole fino all’Endor College – una scuola di magia! Il sogno di ogni bambino di diventare un maghetto diviene realtà in questo film di Hiromasa Yonebayashi, già allievo di Hayao Miyazaki per lo Studio Ghibli.
Chi era Luchino Visconti prima di diventare Luchino Visconti? Quale il nutrimento che gli veniva offerto dalla famiglia nella quale era nato, dalla società che lo circondava, dalla città nella quale viveva? Esperienze, predilezioni, prime scelte: tra storia e congetture, la possibile trama del romanzo di formazione di un grande uomo di spettacolo del Novecento.
Confronto con Carlos Casas sulle sue particolari meditazioni audiovisive, sulla sua ricerca visiva, l’interazione tra paesaggio e umano, il confronto tra la ricerca del regista e lo sguardo dell’antropologo.
Con i suoi personaggi ha attraversato mondi ed epoche, sperimentando da protagonista l’impossibile. Andy Serkis e le sue avventure: attore, regista, produttore, fotografo, innovatore, un racconto a 360.
Incontro con i membri della giuria di Longscapes per raccontarci la loro visione dei film del concorso, il confronto che è nato tra differenti visioni di persone che vengono da differenti esperienze professionali e per svelarci il film vincitore del concorso.